29 nov 2025
Allenare il cervello come un qualsiasi muscolo. È questa l’idea, semplice ma rivoluzionaria, alla base di uno studio italiano, dell’IRCCS Istituto Clinico Humanitas, guidato dalla prof.ssa Michela Matteoli, direttrice del Programma di Neuroscienze, insieme all’Istituto di Neuroscienze del Cnr di Pisa. La ricerca appena pubblicata sulla rivista “Brain, Behavior & Immunity – Health” ha dimostrato come un mix ben calibrato di movimento fisico, esercizi cognitivi e vita sociale attiva può diventare una vera “palestra per la mente”, capace di rallentare il declino cognitivo. Con un programma multidimensionale “Train the Brain”, i ricercatori hanno documentato come non solo si migliorino le funzioni cognitive in persone con lieve declino (MCI), ma si riesca persino a modulare la risposta infiammatoria dell’organismo: un risultato, peraltro, misurabile con un semplice prelievo di sangue.
Lo studio ha coinvolto 76 persone con diagnosi di MCI, suddivise in due gruppi: uno sperimentale, che ha seguito il programma multidimensionale della durata di 7 mesi, e un gruppo di controllo, che ha ricevuto unicamente un supporto informativo. A inizio e fine dell’intervento, i partecipanti sono stati sottoposti a valutazioni cognitive, risonanza magnetica cerebrale e analisi del sangue per quantificare i livelli di citochine pro e anti-infiammatorie.
“I risultati hanno evidenziato, nel gruppo “Train the Brain”, una riduzione significativa dei livelli plasmatici di molecole associate a infiammazione sistemica e declino cognitivo, come IL-6, IL-17A, TNF-α e CCL11 – ha evidenziato Michela Matteoli –. Parallelamente, si è osservato un mantenimento o incremento di molecole antinfiammatorie note per il loro effetto neuroprotettivo (IL-10, TGF-β e IL-4). Tra queste IL-10, che gioca un ruolo importante nella sopravvivenza dei neuroni e nella neurogenesi adulta, aumenta dopo l’allenamento e correla con le capacità di memoria sia a breve che a lungo termine, e rappresenta pertanto un potenziale marcatore per monitorare l’efficacia di programmi di stimolazione motoria e cognitiva in soggetti a rischio”.
Il programma ha quindi dimostrato di agire non solo sul piano psicologico e motivazionale, ma anche su processi biologici centrali nel mantenimento della salute cerebrale durante l’invecchiamento. Il cervello non invecchia da solo “Lo studio ribadisce un concetto fondamentale: il cervello è fortemente influenzato dallo stile di vita – ha spiegato Genni Desiato, ricercatrice all’IRCCS Istituto Clinico Humanitas -. Movimento, stimolazione cognitiva e relazioni sociali esercitano un impatto forte e diretto sulla salute cerebrale e sull’infiammazione sistemica, e sono capaci di agire in maniera misurabile e in profondità, fino al livello di molecole”.
Adottare uno stile di vita attivo, combinando regolarmente esercizio fisico e allenamento cognitivo può rallentare o persino invertire i primi segnali di declino. E la buona notizia è che non è mai troppo tardi per iniziare: anche semplici abitudini quotidiane come camminare, stimolare la mente con letture o giochi e mantenere una vita sociale attiva possono fare una grande differenza. Questi accorgimenti non sono solo "buone pratiche", ma vere e proprie strategie preventive accessibili a tutti per un buon invecchiamento.
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