25 ott 2025
Uno studio dei ricercatori di Microsoft e della Carnegie Mellon University ha esaminato come l'uso dell'intelligenza artificiale generativa influisca sulle capacità di pensiero critico umano sul lavoro, ovvero come l’uso improprio incida sul deterioramento delle facoltà cognitive. Quando le persone si affidano all'IA generativa sul lavoro – dicono i ricercatori - il loro sforzo si sposta sulla verifica che la risposta dell’IA sia sufficientemente buona da essere utilizzata, invece sulla capacità di pensiero critico, di valutazione e l'analisi delle informazioni. In altre parole, se il lavoratore interviene solo quando le risposte dell'IA sono insufficienti, egli indebolisce la sua capacità di giudizio e di analisi cognitiva. Le 319 persone intervistate hanno dichiarato di utilizzare l'IA generativa almeno una volta alla settimana al lavoro e di usarla per la creazione di una e-mail), la ricerca di informazioni e per il supporto alla creazione di grafici e tabelle. Il 36% dei partecipanti ha riferito di aver utilizzato capacità di pensiero critico per mitigare potenziali esiti negativi dall'utilizzo dell'IA.
Una partecipante ha detto di aver utilizzato ChatGPT per scrivere una valutazione delle prestazioni, ma ha poi ricontrollato l'output per paura di trasmettere qualcosa di sbagliato. Un altro intervistato ha detto di aver modificato le e-mail generate dall'IA per non commettere un passo falso. In molti casi, i partecipanti hanno verificato le risposte generate dall'IA su YouTube e Wikipedia.
I partecipanti hanno dichiarato di avere fiducia nell'IA e di aver fatto meno sforzi di pensiero critico rispetto a chi dichiara di avere fiducia nelle proprie capacità. Lo studio dei ricercatori di Microsoft e della Carnegie Mellon University mostra dunque che un’eccessiva fiducia sull’IA generativa può indebolire la nostra capacità di risolvere i problemi in modo indipendente. Poi se veramente siamo destinati a diventare più stupidi potremo dirlo solo tra qualche tempo.
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