Sergio de Filippis

Docente di Psichiatria delle dipendenze

Professor Sergio de Filippis
docente di psichiatria delle dipendenze presso la Sapienza Università di Roma, ricopre l'incarico di Psichiatra- Direttore Sanitario e Direttore Scientifico della Clinica Neuropsichiatrica Villa Von Siebenthal di Roma.

Si parla spesso dei benefici della lettura, ma dal punto di vista psichiatrico cosa accade realmente nella mente quando leggiamo?

Leggere non è soltanto un passatempo: è una vera e propria palestra per la mente e per le parole. Quando leggiamo - soprattutto fin da piccoli - entriamo in contatto con nuovi vocaboli, impariamo a costruire frasi più articolate e diamo forma più chiara ai nostri pensieri ed emozioni. Neuroscienze e psicologia cognitiva mostrano come la lettura attivi simultaneamente aree cerebrali legate al linguaggio, alla memoria, all’immaginazione e all’empatia. È un’esperienza che coinvolge la corteccia temporale, quella prefrontale e i circuiti limbici, integrando pensiero e affettività. I bambini che leggono, o che ascoltano storie lette da un adulto, sviluppano spesso un vocabolario più ricco e una maggiore capacità espressiva, imparando a comunicare in modo più preciso e creativo. È come se la lettura “nutrisse” la mente, affinando la capacità di pensare, parlare e comprendere il mondo che ci circonda. Le ricerche lo confermano: la lettura condivisa — soprattutto se condotta in modo interattivo, con domande, spiegazioni e commenti — stimola molto più della semplice lettura passiva lo sviluppo del linguaggio. Questa modalità, nota come lettura dialogica, insegna ai bambini non solo nuovi termini, ma anche come usarli correttamente nei diversi contesti comunicativi. Ma i benefici vanno oltre il linguaggio. Leggere storie insieme favorisce anche lo sviluppo delle competenze sociali ed emotive. La lettura condivisa non arricchisce solo le parole, ma rafforza la capacità di mettersi nei panni degli altri, di comunicare empaticamente e di costruire legami attraverso le parole. La ricerca psichiatrica evidenzia che una salute mentale positiva si associa a una migliore salute generale, relazioni più solide, maggiore soddisfazione personale e professionale. In questo senso, la lettura può diventare uno strumento di promozione del benessere mentale, soprattutto in ambito scolastico. Interventi basati sulla narrazione, sulla lettura e sulla drammatizzazione delle storie hanno dimostrato di favorire lo sviluppo di pensieri più ottimistici, una crescita socio-emotiva equilibrata e una riduzione dei sintomi depressivi. In altre parole, leggere non solo ci fa parlare meglio: ci aiuta anche a stare meglio.

Con i social e i testi digitali, stiamo cambiando il modo di leggere e di parlare? In un’epoca dominata da immagini e stimoli digitali rapidi, la lettura può ancora rappresentare una forma di cura per l’equilibrio emotivo e mentale?

La risposta è sì: il nostro modo di leggere - e, di conseguenza, anche di parlare - sta cambiando profondamente con l’arrivo dei social media e dei contenuti digitali. Oggi i bambini crescono immersi negli schermi: a casa, a scuola, nei momenti di gioco. Usano tablet e smartphone ogni giorno, e spesso la loro prima esperienza di lettura avviene proprio lì, attraverso e-book interattivi, app educative o brevi testi online. Gli e-book per bambini non sono semplicemente libri “trasformati in schermi”: sono strumenti complessi che integrano musica, animazioni, voci narranti, suoni e immagini che si attivano con il tocco. Questa interattività rende la lettura più coinvolgente, soprattutto per i piccoli che ancora non sanno leggere da soli, e aiuta a mantenere viva l’attenzione trasformando la pagina in un’esperienza sensoriale. Tuttavia, leggere su uno schermo o scorrere contenuti sui social non è la stessa cosa che leggere un libro di carta. I testi digitali ci abituano a saltare rapidamente da un contenuto all’altro, riducendo la capacità di concentrazione, di memoria semantica e di “lettura profonda” - quella che permette di riflettere, elaborare e collegare le idee. Detto ciò, la lettura digitale offre anche opportunità straordinarie, soprattutto per i bambini che vivono in contesti svantaggiati o stanno imparando una nuova lingua. L’accessibilità e l’interattività degli e-book possono favorire l’inclusione e stimolare la curiosità.
Resta però fondamentale il ruolo dell’adulto: la tecnologia può facilitare l’accesso ai contenuti, ma è la condivisione - leggere insieme, discutere, fare domande - che trasforma la lettura in apprendimento autentico e in relazione. In definitiva, sì: stiamo cambiando il modo di leggere e di parlare. La sfida oggi è imparare a usare gli strumenti digitali non per sostituire i libri, ma per affiancarli, valorizzando il meglio di entrambi i mondi: la tecnologia che coinvolge e la lettura profonda che forma. Il ruolo dell’adulto, in questo scenario, si evolve: da guida diretta a facilitatore del pensiero, capace di scegliere contenuti di qualità, progettare strategie educative e creare contesti di apprendimento realmente efficaci. Non possiamo affermare che chiunque legga storie diventi automaticamente più consapevole o ottimista, ma sappiamo che partecipare ad attività di lettura condivisa, soprattutto in ambito scolastico, migliora il benessere psicologico e promuove una percezione più positiva di sé e del proprio stato mentale. In altre parole, leggere - anche nell’era digitale - rimane una forma di cura per la mente.

Si legge sempre meno: quali rischi ci sono per il linguaggio e per la società?

Nell’era digitale, la maggior parte dei bambini inizia a utilizzare Internet fin dalla primissima infanzia - spesso prima dei 5 anni - nonostante noi neuropsichiatri consigliamo ai genitori di evitare l’uso di dispositivi con accesso a Internet prima dei 2 anni. Questo crescente utilizzo precoce della rete solleva legittime preoccupazioni: l’esposizione eccessiva agli schermi può favorire comportamenti di dipendenza e avere conseguenze negative sullo sviluppo, tra cui ansia, difficoltà di attenzione, ritardo del linguaggio e ostacoli alla crescita cognitiva ed emotiva del bambino. Diversi studi hanno dimostrato che il tempo trascorso davanti allo schermo è anche correlato a un aumento del disagio psicologico, dell'ansia, della depressione e della bassa autostima tra bambini e adolescenti. Leggere meno significa anche parlare peggio. Quando la lettura diminuisce, il linguaggio tende a impoverirsi: usiamo meno parole, abbiamo meno idee da esprimere e facciamo più fatica a comprendere gli altri. È un effetto che riguarda non solo i bambini e i ragazzi, ma anche gli adulti. Una società che legge poco rischia di diventare più fragile culturalmente: più influenzabile, meno capace di pensiero critico e più incline alla semplificazione e al conflitto. La lettura, invece, è un allenamento alla comprensione e all’empatia: ci abitua a metterci nei panni degli altri, ad accogliere prospettive diverse e a costruire dialogo. In altre parole, leggere non serve solo a imparare: serve a crescere come individui e come comunità.

La lettura può ancora ridurre le differenze sociali?

Assolutamente sì. Uno degli aspetti che ci rende davvero umani è il bisogno di comunicare e di condividere storie. La narrazione - sia orale che scritta - ha un potere sociale ed emotivo straordinario: attraverso i libri impariamo a comprendere gli altri, a immedesimarci, a dare significato alle esperienze. Numerose ricerche hanno dimostrato che l’esposizione frequente alla narrativa letteraria negli adulti, o ai libri di fiabe nei bambini, è associata a capacità socio-cognitive più sviluppate: maggiore empatia, migliore comprensione delle emozioni e delle relazioni umane. La lettura resta dunque uno degli strumenti più democratici che abbiamo. Che sia su carta o in formato digitale, leggere offre a tutti - anche a chi parte da situazioni difficili - la possibilità di imparare, crescere e sognare. Oggi, grazie agli e-book e ai dispositivi digitali, molti bambini possono accedere ai libri anche in contesti in cui prima era difficile farlo. Gli studi mostrano che gli e-book possono essere particolarmente utili per i bambini che stanno imparando una seconda lingua o che hanno poche occasioni di ascoltare storie in famiglia. Tuttavia, anche con i migliori strumenti digitali, il ruolo dell’adulto rimane centrale: serve qualcuno che scelga i libri giusti, che legga insieme ai bambini, che faccia domande e li aiuti a riflettere. È in questa interazione che la lettura smette di essere un semplice atto individuale e diventa un vero strumento di inclusione e crescita collettiva.

Il valore delle parole: come possiamo allenarci a usarle meglio? Esistono tipi di libri o generi letterari che hanno effetti diversi sul benessere psicologico? Ad esempio, leggere un romanzo può “far bene” in modo diverso rispetto a un saggio o a una poesia?

La capacità di comunicare con successo è alla base di ogni relazione umana: ci permette di sviluppare e mantenere legami sociali, di trovare amici e compagni, e di sentirci parte di una comunità. Quando questa competenza si indebolisce, le conseguenze possono essere importanti.
La perdita o la riduzione delle abilità comunicative rappresentano infatti un ostacolo alla piena integrazione sociale: possono tradursi in un rendimento scolastico inferiore, minori opportunità lavorative e un rischio più elevato di ansia e depressione. Non di rado, i ragazzi con difficoltà comunicative incontrano maggiori problemi nel creare e mantenere relazioni significative con i coetanei. Negli ultimi anni, diversi studi hanno sottolineato l’importanza di ascoltare di più gli adolescenti, per comprendere davvero come vivano la quotidianità con queste difficoltà. Tuttavia, le loro voci restano spesso inascoltate: gli adulti tendono a parlare di loro, ma non con loro. Eppure, le parole sono ponti: ci uniscono, ci fanno capire e ci fanno sentire capiti. Allenarsi alle parole significa leggerle, ascoltarle e usarle con consapevolezza. Vuol dire fermarsi un momento prima di rispondere, scegliere il termine giusto, capire davvero cosa stiamo comunicando. Le parole ben scelte diventano cura, relazione, pensiero. Generalmente non esistono libri “migliori” o “peggiori”: ciò che conta è la possibilità di entrare in contatto con le storie. Per i ragazzi, leggere romanzi, racconti, fumetti, articoli o poesie è un modo efficace e piacevole per arricchire il linguaggio e allenare la mente. La narrativa, in particolare, può agire come un vero e Proprio fattore di prevenzione dei problemi di salute mentale in età evolutiva. Le scuole potrebbero utilizzare approcci di lettura terapeutica - programmi che integrano la lettura con la riflessione e la condivisione emotiva - per favorire consapevolezza culturale, empatia e capacità di problem solving, ma anche per rafforzare la resilienza psicologica, le strategie di coping, la fiducia in sé, la speranza e la capacità relazionale. Questi interventi, secondo la letteratura recente, possono contribuire a ridurre la solitudine e l’isolamento emotivo, promuovendo al tempo stesso crescita personale e guarigione. Per i genitori, il messaggio è semplice ma potente: continuate a leggere ad alta voce, anche quando i figli sono più grandi. Non è mai troppo tardi per imparare - o reimparare - a parlare meglio, insieme.

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